12 luglio 2013

Pompei: al British Museum i milioni, a noi i pomodori

Postiamo oggi una lettera che un nostro affezionato lettore, Adriano Mancinelli, studente al King's College di Londra, ha scritto a due deputate della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, Laura Coccia (PD) e Chiara Di Benedetto (M5S). Quando ieri questa lettera è stata pubblicata sul nostro gruppo di Facebook , ha suscitato un interessante ed appassionante dibattito, quindi ci è sembrato opportuno favorirne maggiormente la diffusione. 
(fonte, napoli.repubblica.it)


Ultimamente il dibattito sulla critica condizione in cui versa il mondo della cultura italiano si è fatto sempre più fitto e drammatico, di fronte alla consapevolezza che non ci sono né i mezzi né una vera volontà politica per salvaguardare l'enorme patrimonio artistico che rende il nostro paese un caso unico al mondo. La nostra speranza quindi è quella di dare un piccolo ma importante contributo a questo dibattito, di lanciare un messaggio che possa aiutare a riflettere su come sviliamo le nostre potenzialità e soprattutto sui nostri limiti: spesso infatti troviamo piacere nell'autoreferenziale retorica dell' "Italia, il paese più bello del mondo", e la nostra presunzione ci porta a non valorizzare veramente questo patrimonio meraviglioso. Intanto, vedremo se Adriano riceverà una risposta dalle due rappresentanti di noi cittadini.


Cara Laura,
ti scrivo - mi permetto di utilizzare il tu, visto che siamo praticamente coetanei - perché vorrei sapere di più al riguardo di un argomento di massimo interesse per me e, penso, per tutti i cittadini italiani.
In questi ultimi giorni diversi quotidiani hanno di nuovo affrontato l’argomento delle disastrose condizioni in cui versano i siti archeologici di Pompei ed Ercolano che richiederebbero, secondo il presidente di UNESCO Italia intervistato dal Corriere, addirittura una governance straordinaria plenipotenziaria e - più banalmente - ingenti contributi finanziari.
In questi stessi giorni - per l’esattezza da marzo a settembre - una folla enorme di persone ha visitato e sta visitando la mostra Life and Death in Pompeii and Herculaneum, al British Museum di Londra. Dopo essere stato alla mostra, bellissima, mi sono posto alcune domande che forse meritano ricerche e risposte approfondite - ed è per questo motivo che ti scrivo, affidandomi ai poteri di indagine del Parlamento e alla disponibilità del Primo Ministro, che ha recentemente reintrodotto il question time in Parlamento.
Il prezzo di un biglietto per la mostra è di 15£. Al museo si vendono giornalmente 500 biglietti - e si vendono tutti - assieme a una cifra non precisata di biglietti prenotati; a giudicare dalla quantità di persone, i biglietti con prenotazione sono almeno altri 500 ogni ora, che significa circa 4000 biglietti al giorno (sul fatto che sia costantemente piena non ci sono dubbi: la prime data disponibile per prenotare un biglietto è dopo la metà di agosto). 
15£x4000x180 giorni = 10.800.000 £, a cui vanno ovviamente uniti i ricavi della vendita dei cataloghi e gadget vari connessi alla mostra. Ora, dalla stessa intervista sul Corriere, apprendo che i meravigliosi pezzi in mostra a Londra sono stati prestati gratuitamente dallo Stato italiano perché il contrario “Apparirebbe come l’iniziativa di uno Stato straccione, sarebbe veramente bizzarro farsi pagare i reperti esposti all’estero”. Però poi, ovunque, si lamenta la mancanza di personale e di fondi, mentre la Francia, non esattamente uno stato straccione, ha attuato la stessa identica operazione con Abu Dhabi, risanando il bilancio - e il palazzo - del Louvre.
Io vorrei sapere chi ha deciso questo prestito (gratutito); vorrei sapere perchè è stato deciso il prestito (gratutito) ad un museo straniero quando la medesima mostra, organizzata per esempio a Milano, a Firenze o a Roma avrebbe richiamato la stessa folla, e avrebbe portato ingenti somme utilizzabili per riportare Pompei ad una condizione dignitosa; e vorrei sapere quali politiche possono essere cambiate per evitare situazioni simili in futuro e, magari, trovare una soluzione alla terribile condizione di Pompei (dove, a quanto pare, crescono anche i pomodori).
Grazie per l’attenzione; attendo fiducioso risposte e soluzioni, per me e per tutti gli italiani convinti che con il nostro inestimabile patrimonio culturale si possa mangiare, e bene.
Cordiali saluti,

Adriano Mancinelli