17 aprile 2013

Siamo sempre lì, Bersani ha paura di farcela


di Matteo Figoli

Come volevasi dimostrare, Bersani non sceglie.
La scelta del prossimo Presidente della Repubblica, e con lui della forza politica con cui aprire la strada del governo, aveva presentato un bivio. Due opzioni. Ma Bersani è riuscito a cavarne una terza (e dire che le “terze vie” non han mai portato grossi risultati), con il solito capolavoro di mediocrità.

Le due strade divergevano alla grande:
Bersani poteva scegliere di votare Rodotà, rispondendo all'appello di un Grillo impaurito dalla responsabilità capitatagli e dall'evidente controproducenza del suo essere sempre “contro”; poteva aprire una strada inedita, nuova, un sentiero oscuro e mai selciato prima, capace però di portare potenzialmente effetti benefici sia al PD che a Grillo. 

Altrimenti Bersani poteva ripiegare sulla facilità di una convergenza (stile Prima Repubblica) con il PDL, proponendo Amato o D'Alema alla Presidenza e aprendo ad un governo di larghe intese, con la conseguente morte del PD, l'egemonia di un Renzi politicamente trasversale, e un Grillo estromesso pronto ad un nuovo exploit.

Invece, ancora una volta, è il trionfo dell'indecisione e della mancanza di chiarezza. Il nome che circola in queste ore è quello di Franco Marini.
È qui è la sconfitta più grande. I grillini fanno un nome, ma Bersani tentenna. Grillo dice “decidi”, e Bersani aspetta, porta avanti politicismi vari, pensa di usare Rodotà per il governo, vuole includere Scelta Civica per avere un Piano B (come se nella vita si potesse sempre avere) e nei fatti finisce solo per tirare la corda e spostare l'orizzonte più in là.
Ha paura di farcela. Ha davanti l'occasione ma non la sa cogliere, e questo perché è figlio della sua storia. Una storia pesante, fatta di troppe chiacchiere, troppi pensieri e pochissimi fatti.

Un mio professore dice sempre che “le ideologie sono giustificazioni” e io credo che sia vero, eccome. La retorica del “nome condiviso da tutti” (anche da Berlusconi), del “Presidente di tutti gli italiani” è pura ideologia. La realtà è che con questi discorsi Bersani si giustifica, giustifica la sua paura di farcela, la sua paura di vincere.
La sua retorica è vuota perché tutti sappiamo che la realtà è difficile, spinosa e bisogna sapersi imporre, specie in politica. Davanti poi al nome di Rodotà, un Capo dello Stato potenzialmente eccellente, discorsi come questi sono davvero inaccettabili.

In mattinata ho scritto che Bersani è come il ragazzino complessato sempre chiuso in casa che di colpo si trova davanti la possibilità di baciare la ragazza dei suoi sogni. Non ce la fa, non può farcela. E difatti Bersani oggi non ce l'ha fatta. Ma con sé stesso ha già trovato la giustificazione.

“Certo potrei baciarti ed essere felice, ma stasera devo studiare, devo aiutare la mamma, devo aiutare i poveri, devo scrivere il libro della mia vita, devo...
Perdonami.
Però domani, giuro, ti bacio.”