26 marzo 2013

Un pre-incarico nella nebbia: gli scenari (parte I)

La distribuzione dei seggi al Senato
(Il Post)
di Francesco Pignotti

Sento quasi come un obbligo quello di scrivere a proposito della situazione di stallo nella vicenda della formazione del prossimo governo italiano. Insomma, è quello di cui ogni blog di politica dovrebbe occuparsi in questi giorni confusi. Ci penso, cerco un appiglio, un punto di vista da privilegiare per affrontare in qualche modo la questione. Ma non ci riesco.
Avete presente la nebbia di cui parlava il Presidente Napolitano qualche giorno fa? Ecco, qualunque cosa intendesse lui, io sono in balìa di quella nebbia. E coi fari spenti. Vogliano perdonarmi i nostri lettori.
Le uniche certezze, purtroppo (o per fortuna), rimangono i numeri. Alla Camera la coalizione di centrosinistra può
contare su 345 seggi (più della maggioranza assoluta) - grazie all'ingiustamente vituperato premio di maggioranza previsto dalla Legge Calderoli - mentre al Senato si ferma a 123 seggi - grazie ai mai abbastanza vituperati premietti regionali previsti dalla Legge Calderoli.

Le due tabelle ("Il Post") mostrano esaustivamente la situazione attuale di Camera e Senato.
La distribuzione dei seggi alla Camera
(Il Post)

Nessuna maggioranza al Senato; e dacché la Costituzione italiana stabilisce che un governo deve ottenere la fiducia di entrambe le Camere, la partita appare alquanto complicata. Anche perché - incidentalmente - tra meno di un mese il Parlamento in seduta comune dovrà eleggere il dodicesimo Presidente della Repubblica, che succederà a Napolitano.
Il passaggio storico è rilevante, decisivo; azzarderei "epocale". Non dimentichiamoci infatti che lo scorcio è quello della crisi economica internazionale. Dico solo Cipro.
E qui, sugli scenari ipotizzabili, comincia ad infittirsi la nebbia.
Ma proviamoci ugualmente.

Prima premessa: la partita si gioca al Senato; alla Camera il centrosinistra non ha problemi di numeri.
Seconda premessa: come ha scritto D'Alimonte su Sole 24 Ore, in Italia non è possibile dar vita ad un governo di minoranza, come invece è accaduto molte volte in Danimarca o da poco in Sicilia. Non è cioè possibile far nascere un governo espressione di una minoranza parlamentare che subordina l'approvazione di provvedimenti e leggi ad allenaze variabili, di volta in volta alla ricerca di alleati. Questa soluzione risolverebbe evidentemente il problema, con i parlamentari del M5S che non dovrebbero votare nessuna fiducia inziale e che valuterebbero di volta in volta ogni singolo provvedimento, ma l'articolo 94 della Costituzione stabilisce che deve esserci un voto di fiducia al nuovo governo, che non può dunque godere di una fiducia presunta o implicita, come avviene appunto in Danimarca. Una maggioranza insomma ci vuole. Vediamo allora le possibili soluzioni allo stato dell'arte.


Scenario n°1: Governo Bersani sostenuto da una compagine del M5S
Napolitano ha incaricato Bersani di verificare l'esistenza di una maggioranza certa per la fiducia ad un suo governo e il leader del centrosinistra si è subito messo d'impegno per cercare di convincere, se non tutta la compagine parlamentare del M5S, almeno una parte dei senatori grillini (comunque non meno di una quarantina, visto che Monti sembra aver negato il suo sostegno ad un governo Pd-M5S), cosa che, per la verità, aveva cominciato a fare già con la stesura del programma in 8 punti che in parte ricalcava alcune proposte del programma di Grillo (e, certo, viene da pensare che ciò avrebbe potuto esser fatto in campagna elettorale, in luogo della demonizzazione assoluta di Grillo e del suo movimento). 
Lo sforzo del leader dei democrats sembra però rivelarsi vano, di fronte ad un NO abbastanza pregiudiziale alla fiducia da parte dei senatori del M5S, che giocano una partita tutta loro, con regole non riconducibili a schemi conosciuti, forse con finalità elettorali in vista di possibili nuove elezioni.
Le speranze di Bersani sembrano dunque ridursi a quella di riuscire a convincere alcuni tra i più responsabili dei parlamentari di Grillo, non tanto - o non solo - rincorrendoli ma mettendoli in difficoltà con scelte come quelle di Grasso e Boldrini per le Camere (operazione che potrebbe ripetersi con un governo di "alto profilo" ed aperto alla società civile). O quantomeno a quella di "stanare" i grillini, evidenziandone l'irresponsabilità e l'opposizione pregiudiziale ad un cambiamento possibile. In vista magari di un'incerta ed apertissima nuova campagna elettorale.
Un governo Pd-Sel-M5S sembra quindi al momento un'ipotesi da scartare.

Scenario n°2: Governo Bersani sostenuto da segmenti del centrodestra, Lega e Centro
Questa ipotesi aveva iniziato a circolare nei giorni scorsi, nel caso Bersani si fosse arreso all'impossibilità di dar vita ad un governo targato Pd-Sel-M5S. Sembra superfluo ribadire la paura del ritorno al voto in tempi brevi che accomuna Lega e montiani (la coalizione di centro è addirittura data, secondo alcuni recenti sondaggi, al di sotto del 10%) e che spinge entrambi a trovare una soluzione parlamentare per dar vita ad un governo ed evitare un ritorno alle urne. Al possibile sostegno garantito da centristi e Lega (le allusioni di Maroni e i richiami ad un governo per il Nord sembravano poter essere lette in questo senso), si sarebbe aggiunto quello di alcune componenti del centrodestra, come quelle Mpa e Grande Sud.
Ipotesi discutibile, certo. Ma che comunque sembra essere tramontata, visto che oggi pomeriggio una delegazione congiunta di Pdl e Lega (e non due delegazioni divise, come era stato inizialmente ipotizzato) si è presentata all'incontro di consultazione col presidente del consiglio incaricato Bersani. 

Domani gli altri possibili scenari. E a breve uno di questi emergerà dalla nebbia e diventerà realtà.

...CONTINUA...