21 ottobre 2011

Gli indignati e gli indegni

L'immagine del lancio dell'estintore da parte di "er Pelliccia"
è già divenuta il simbolo delle violenze compiute da alcuni
indegni manifestanti. Niente a che fare con gli INDIGNATI.
Abbiamo ancora tutti negli occhi e nella mente i video e le immagini di ciò che è accaduto sabato scorso a Roma. Immagini di violenza, di battaglia, di guerriglia. Le vetrine infrante, le auto bruciate, i bancomat presi d'assalto; centinaia di ragazzi e ragazze a volto coperto, con caschi e passamontagna, che si infiltrano e si nascondono tra la folla pacifica per poi dare inizio alle cariche; il lancio di sampietrini, le mazze, i martelli, gli estintori, le transenne; e ancora, le camionette della polizia accerchiate ed assaltate.
Tutto ciò ci ricorda drammaticamente da vicino i tragici giorni del G8: tante le similitudini; troppo vivo ancora il ricordo di quei giorni di guerra a Genova perchè la mente non ritorni a quei fatti di morte. Ciò che si è visto in Piazza S. Giovanni e
nelle zone limitrofe ci impressiona, ci scuote a livello emotivo.
Tuttavia, qualche giorno dopo, a mente fredda, occorre una riflessione, un'analisi il più possibile lucida dei fatti. E' quello che proverò a fare in questo micro-post (scrivo da Parigi con pochissimo tempo a disposizione). I punti su cui riflettere mi sembrano i seguenti: il movimento degli indignati; l'azione dei black bloc e dei violenti; la gestione dell'ordine da parte del Viminale; l'attività dei mezzi di informazione; infine un abbozzo di conclusione.

I mezzi di informazione
Comincio da qui perchè - accusatemi pure di ingenuità o di essere vittima dell'azione dei media stessi - credo che in questa specifica vicenda quello dei mezzi di informazione sia il problema minore. Attenzione, non inesistente o trascurabile, ma minore. La distorsione nell'informazione data dai
media è di due tipi: una distorsione STRUTTURALE LEGATA ALLA LOGICA COMMERCIALE che guida l'attività dei moderni mezzi di comunicazione e che li porta a prediligere contenuti a carattere spettacolare, emotivamente carichi, sensazionali, tragici etc. e a trattarli come fossimo in una fiction, e una distorsione POLITICA E VOLONTARIA DA PARTE DI MEDIA LAP-DOG (cani da compagnia) del potere politico e del governo. Relativamente ai fatti di sabato i due tipi di distorsione si sovrappongono e si sommano esemplarmente, ma tutto ciò avviene quotidianamente e il nostro caso non è che un episodio di una tendenza più generale e spesso molto meno evidente e perciò più pericolosa.
Insomma, l'influenza del filtro di certi mezzi di informazione certamente c'è stata, ma se ci concentriamo primariamente su di essa rischiamo di guardare il dito e non la luna, come fa il celebre stolto.

L'azione dei black bloc e la gestione dell'ordine da parte del Viminale
Sappiamo tutti come queste frange di violenti agiscono. Li abbiamo visti tutti. Sembra che questa volta fossero anche più organizzati, preparati da tempo per il 15 ottobre, addestrati in Grecia, istruiti dai compagni ateniesi: le armi, la divisione in falangi, l'attribuzione ad ognuno di un ruolo ben preciso, un accurato piano strategico di movimento e accerchiamento degli "sbirri". Come una guerra; così loro la vivono. Sono un universo variegato di persone perlopiù disperate e sradicate, accomunate dalla credenza che la violenza possa risolvere i problemi loro e quelli del mondo e, per quanto mi riguarda, da un egoismo ed un individualismo proprio del pensiero anarco-insurrezionalista. Uno di loro dice: "è il Sistema che ci rende tutti vittime, infelici, poveri, che ci fa morire". D'accordo; solo che poi costui dimentica che il Sistema non si cambia bruciando l'auto di chi paga le rate per averla, distruggendo le vetrine di chi con quei negozi ci campa, attentando alla vita di giovani che guadagnano 1.300 € al mese se va bene, tutta gente che il sistema cerca di cambiarlo giorno per giorno facendo onestamente ciò che deve. Ma questo non conta, basta sfasciare tutto per esprimere la propria rabbia e le proprie difficoltà, poco importano le difficoltà altrui. Ovviamente, al di là della ferma condanna, ci sarebbe da interrogarsi sul perchè molti giovani e giovanissimi scelgono (o finiscono per scegliere) di seguire tale via della violenza, ma questo implica un discorso più lungo e complesso su quella che è la società contemporanea e non è quello che intendo fare qui.
Semmai ci sarebbe da interrogarsi, rimanendo ai fatti specifici di sabato scorso, riguardo l'azione del governo e del ministero dell'interno. E allora mi e vi chiedo - sono domande, non insinuazioni, domande sincere, non retoriche -: perchè il movimento degli indignados, pacifico in tutto il mondo, si è trasformato in guerriglia urbana solamente a Roma? Perchè non è stata fatta una dovuta attività di prevenzione per impedire ai violenti di raggiungere Roma? Perchè non è stato predisposto un piano all'altezza nonostante i servizi segreti sapessero da giorni tempi, luoghi e obiettivi degli scontri? Perchè poliziotti a rinforzo e pompieri sono arrivati solo diverso tempo dopo che la battaglia aveva fatto i suoi danni? Ripeto che queste sono solo domande - non insinuazioni. Domande che tuttavia esigono delle risposte.

Il movimento degli indignati
Per concludere voglio tornare a ciò da cui tutto è cominciato: la manifestazione dei cosiddetti "indignati". Ebbene, tra un governo che non ha saputo gestire la situazione sabato scorso ed un gruppo minoritario di violenti black bloc, io scelgo gli INDIGNATI. E' a loro che è giusto dare voce, è di loro che si deve raccontare della giornata di sabato, quella che doveva essere solo la loro giornata.
L'indignazione è un sentimento che attualmente pervade gran parte della popolazione, italiana, europea, occidentale. Abbiamo visto che recentemente movimenti di protesta si sono diffusi in tutto l'occidente, per manifestare pacificamente la rabbia e la delusione di fronte ad un sistema politico ed economico in crisi. Quello degli indignati appare dunque come un movimento (ancora nella fase iniziale) transnazionale, di portata generale, non monotematico ma rivolto alla contestazione di un mondo economico-finanziario iniquo e di un mondo politico debole, inefficace, incapace di dare risposte e di suscitare speranze - problema particolarmente grave in Italia (v. anche "L'Italia ai tempi della crisi" in questo blog). In un'epoca storica in cui i grandi "-ismi" (come risposta assoluta e perfetta al problema di come ordinare società e politica e rendere felici le persone) si sono rivelati un fallimento - comunismo, socialismo, liberismo assoluto, potenziamento indefinito di un welfare state alla lunga insostenibile, e potremmo continuare - ciò che sembra venir meno è proprio un paradigma politico credibile, che fornisca le risposte necessarie ad un sistema in difficoltà. Ovviamente il problema è politico, di proposta politica appunto, ed è per questo che l'indignazione non può bastare. Tuttavia, dicevo, io sto con loro, con gli indignati. Perchè se è vero che l'indignazione non è sufficiente, è vero anche che in questo frangente sembra quantomeno necessaria: l'indignazione dei giovani che vedono una pesante ipoteca sul loro futuro, delle famiglie che faticano a vivere e sopravvivere alla quotidianità, dei lavoratori che rischiano di rimanere senza la pensione che si sono guadagnati con fatica, degli onesti cittadini costretti a pagare per chi evade le tasse, dei poliziotti costretti a fronteggiare i violenti con tagli economici sempre più pesanti sulle spalle.
Indignamoci allora, per non essere ignorati, dimenticati tra contestatori indegni ed indegni governi.
PIGNO