23 giugno 2011

Il rebus Primarie per il centro-sinistra

Bersani e Vendola, leader rispettivamente
 di PD e SEL, sono i due principali candidati
per la guida del centro-sn alle future elezioni
Nonostante le condizioni del governo Berlusconi non siano certo buone e quindi le elezioni anticipate siano sempre dietro l'angolo in ogni momento (o comunque siano un'eventualità che va sempre tenuta in debito conto), la non meglio precisata coalizione di centro-sinistra (perchè coalizione sarà) non ha ancora trovato il proprio leader, colui che la guiderà alle prossime elezioni. Ora, tralasciando il fatto che in realtà non esiste nemmeno una coalizione, ma sapendo già che è scontata l'allenaza Pd + Idv + Sel, sembra che il leader dovrà essere, se non un "papa straniero" esterno ai partiti, uno dei leader dei tre partiti. O Bersani, o Di Pietro o Vendola (rigorosamente in ordine alfabetico!). Si sente molto parlare di primarie di coalizione. Con queste sarebbero dunque gli elettori a decidere il
nome del futuro leader della coalizione di centro-sinistra nonchè candidato premier. Benissimo; ma fermiamoci solo un momento a considerare e valutare i possibili esiti e le possibili conseguenze. Innanzitutto bisogna sottolineare che, rispetto alle primarie interne ad un singolo partito, le primarie di coalizione qualche grattacapo in più lo creano, rischiando di far nascere o aumentare il conflitto tra le diverse anime della stessa coalizione. Inoltre c'è da considerare il diverso peso elettorale e la diversa natura dei singoli partiti. Il Pd è un partito da 28% dei voti circa in questo momento, l'Idv è al 5% circa e Sel all'8% circa. Sembra naturale e fisiologico pensare a Bersani (appunto il leader del partito maggiore, del partito guida della coalizione) come leader della coalizione del centro-sinistra. E dunque non c'è dubbio che, per il segretario del Pd, partecipare alle primarie e vincerle significherebbe ottenere una legittimazione (popolare) enorme che, aggiunta al fatto di guidare il partito maggiore dei tre, gli conferirebbe la forza necessaria per essere un buon leader di coalizione nonchè candidato premier. Io credo insomma che per Bersani vincere le primarie sarebbe un gran bel risultato. Il punto, però, è che per poter ottenere tutto ciò, il rischio da correre è che avvenga esattamente il contrario, ovvero che Bersani le primarie di coalizione non le vinca. Vendola, ad esempio, è il leader indiscusso di un partito che si aggira attorno all'8%. Ma sappiamo bene che le elezioni primarie vedono una grandissima partecipazione degli elettori più politicizzati, dei militanti, degli iscritti, di chi è più attento alla "purezza ideologica" e all'identità, maggiore rispetto a quella di chi è più moderato, meno militante, meno caratterizzato ideologicamente. Nelle primarie spesso prevale la logica dell'identità e per questo Vendola, pur se con un seguito elettorale minore, potrebbe vincerle. Insomma, se a Bersani dovesse accadere quello che in Inghilterra è avvenuto a Blair (lì era Brown lo sfidante, del suo stesso partito) o quello che in Germania è avvenuto a Schroeder (con Lafontaine), sarebbe per lui un risultato prestigioso e legittimante. Ma se ciò non dovesse succedere? Se le primarie le vincesse, appunto, Nichi Vendola? Ovviamente io non ho la sfera di cristallo. Però mi vengono in mente due esempi del passato, uno recente, uno un po' meno. Quello più recente è il caso delle elezioni primarie prima e comunali poi a Milano: le primarie di coalizione hanno visto vincitore il candidato appoggiato da Sel e sconfitto quello "ufficiale" del Pd, e alla fine sappiamo tutti come è andata a finire per Pisapia alle elezioni vere e proprie, con una totale collaborazione tra i partiti della coalizione a sostegno del vincitore delle primarie. Questo farebbe ben sperare, ma c'è da sottolineare che quelle erano elezioni comunali, non nazionali, che Pisapia, nonostante tutto, è ben diverso da Vendola, che a Milano c'era davvero un elevato scontento generale verso Letizia Moratti. Certamente lo scontento per Berlusconi sarà altrettanto presente, la voglia di alternativa degli italiani sarà la stessa di quella che c'è stata a Milano, ma Vendola riuscirà davvero a "mettere tutti d'accordo" (compresi gli elettori più moderati), come ha fatto Pisapia? Per non parlare del fattore politico/personale di un segretario del maggior partito della coalizione che dovrà appoggiare e sostenere in campagna elettorale in modo sincero (e così tutto il Pd) un candidato premier leader di un partito minore nonchè dello stesso candidato premier che non può controllare il partito maggiore della coalizione. E allora il secondo caso che mi viene in mente, ben più inquietante, è quello della diarchia tra candidato a primo ministro (Borrell) e segretario del partito socialista (Almunia) in Spagna per le elezioni del 2000, che ebbe un esito disastroso per il partito (lì non si trattava di coalizione).
Insomma, non so, ovviamente, che cosa succederà. Ma credo che sia opportuno, per tutti, riflettere attentamente sulle conseguenze di ciascun possibile esito di eventuali elezioni primarie per il leader della coalizione di centro-sinistra. Sono certo che gli interessati lo faranno..........
PIGNO